Nella vita di tutti i giorni, il rumore dei mille problemi, della contingenza e del sottostare a sterili regole, può dare un senso di soffocamento.
Ecco che esiste un luogo dove si lasciano fuori i problemi, le carriere, i gradi e tutto ciò con il quale siamo volenti o dolenti, costretti a convivere. Un luogo dove conta il merito e l’impegno, dove il sudore, i dolori e il tonfo sordo del suo tatami, ti trasportano in un’altra dimensione dove il tempo sembra non esistere: il Dojo. Questa via di fuga, questa valvola di sfogo, serve per cercare di mantenere il proprio equilibrio interiore sciogliendo i nodi e i pensieri che la vita ti appiccica addosso. All’inizio, era la confusione mentale. Una confusione dell’essere proiettato in un mondo diverso, con regole diverse, lingua diversa e di dover imparare cose nuove. Credevo fosse normale o almeno lo speravo. Speravo perchè finalmente qualcosa si stava muovendo dentro la mia testa.
Chili di ruggine, anni di abitudini che pian pianino venivano sgretolate per dare spazio a nuove esperienze e più la pratica continuava, più le cose avevano senso e i tasselli del puzzle andavano al loro posto. Inutile dire che in questa fase sei vulnerabile e ti senti di doverti affidare a chi ti sta di fronte credendo in quello che dice e facendoti credere in quello che fai. Un percorso con due vie parallele, il dentro e il fuori dal dojo. Poi, lungo la VIA, ecco che arrivano tappe intermedie dove ci si ferma e si guarda indietro facendo una sorta di bilancio: gli esami. Una prova contro il più difficile degli avversari: noi stessi!
Ansia, paura di dimenticare una tecnica, di fare brutta figura davanti al Sensei e agli altri compagni, di mandare in fumo ore di allenamento. Inchino, sali sul tatami e ti metti in seiza. Il silenzio. Si comincia.
Con il cuore che scoppia cominci a muoverti e scopri che le paure non sono cosi terribili, che gli altri ti guardano con rispetto, che riesci a controllare la mente e che tutto sta diventando più semplice, mi piace!
Hai fatto tutto quello che il Sensei ti ha chiesto e non sei stato così male, beh bisogna migliorare sicuramente, ma per adesso va bene…bravo! Ora la tachicardia non è più dovuta all’emozione ma al fatto che hai dato tutto te stesso anche fisicamente… che hai cercato di superare i tuoi limiti, che non ti sei risparmiato! In questo momento sei la persona più stanca del pianeta ma hai dentro di te una forza mentale che ti farebbe continuare ad oltranza.
Hai provato una sensazione incredibile, ti senti vivo e senti di aver aggiunto qualcosa dentro di te…
Adesso cominci a capire! Se è vero che le persone messe alla prova cadono dall’alto delle proprie aspettative fino al livello delle loro capacità, per ridurre “la Botta” bisogna ridurre il punto di caduta con l’umiltà di voler imparare come il primo giorno e alzare il punto di impatto allenando le conoscenze e abilità. Aggiungiamo il fatto di avere un team affiatato, preparato tecnicamente e umanamente e che ti fa piacere quello che fai e la VIA si apre davanti…
Io ci provo!
D.B.
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