La casa del Tè

Continuiamo a parlare del cha no yu ma, prima di trattare nel dettaglio lo svolgimento cerimoniale e i valori spirituali ad esso connessi è necessario comprendere l’ambiente e l’atmosfera che fanno da sfondo al rito.

two round ceramic pots

D’altro canto, la struttura dello chashitsu 茶室 (stanza del tè) così come l’esterno che lo circonda sono stati concepiti per favorire e ricreare un clima di quiete e serenità in grado di incarnare alcuni significati insiti nella pratica del wabi-cha. Prima che l’arte di preparare e offrire il tè si consolidasse nella forma ad oggi a noi più nota, come già detto (per ulteriori informazioni potete leggere questo articolo), l’atmosfera era giocosa e la bevanda veniva tipicamente sorbita in edifici chiamati kaisho 会所, veri e propri club, luoghi d’incontro all’interno dei quali l’evento si teneva spesso nello zashiki 座敷, una stanza pavimentata con i tradizionali tatami ma sfarzosa e di grandi dimensioni. Veduta dello celebre zashiki della villa imperiale di Katsura, Kyoto.
Quando le filosofie zen e buddhista cominciarono a trasformare il tè in vera e propria arte cerimoniale nonché forma di perfezionamento interiore anche gli ambienti adibiti ad accogliere le pratiche connesse al cha no yu subirono drastici cambiamenti: la “casa del tè” ne uscì profondamente riformata così come l’area ad essa circoscritta.

Sono pronto a scommettere che ciascuno di voi, a scuola, avrà pazientemente studiato le colonne greche e avrà memoria dei famosi stile “dorico”, “ionico” e “corinzio” che le maestre continuavano a ripetere quasi fosse un mantra: ecco, per quanto riguarda gli chashitsu funziona più o meno allo stesso modo ma, in questo caso, avremo shoin-zukuri 書院造り, sukya-zukuri 数寄屋造りe sōan 草庵. Prima di prendere in esame le tre forme previo citate, tuttavia, è bene ricordare quanto esse presentino alcuni elementi comuni. Tra quest’ultimi si ricordano la presenza costante del roji 路地 (giardino esterno), di almeno due stanze (l’una per il servizio della bevanda, l’altra per la preparazione del cibo), di un lavabo nonché l’utilizzo dei tatami quali unità di costruzione e misura.

Stile shoin
Dallo stile essenziale e semplice così come i materiali utilizzati per la sua costruzione, lo chashitsu in stile shoin è bene riconoscibile già ad un primo sguardo grazie alla presenza di uno engawa 縁側, vera e propria veranda esterna che, spesso, si estende lungo tutto il perimetro dell’edificio. Altro elemento caratteristico, poi, è rappresentato dalle pareti scorrevoli dette fusuma 襖 o dagli shōji 障子, muri divisorii costruiti in carta semi-trasparente. Ancora, in quanto ispirata e voluta dalla classe guerriera dei bushi (samurai), la forma architettonica in questione, sebbene si presentasse come sobria ed equilibrata, accoglieva spesso un corredo di oggetti per la preparazione ed il servizio della bevanda riccamente decorati: non dimentichiamo, infatti, che la rarità e preziosità del corredo era spesso utilizzato quale simbolo di potere (vi ricordate, ad esempio, di Oda Nobunaga? Ne abbiamo già parlato qui).

Stile sukiya
Gli edifici costruiti secondo i canoni dello sukiya potrebbero, a uno sguardo poco attento, senza considerarne le dimensioni spesso più piccole, somigliare a quelli in stile shoin ma, avvicinandosi allo chashitsu, ci si rende subito conto di alcune sostanziali differenze. Prima di tutto, oltre a mantenere lineamenti essenziali, la “casa del tè” in questione è costruita utilizzando materiali volutamente non trattati né levigati: alle colonne squadrate che fanno solitamente da sostegno si sostituiscono sovente semplici tronchi di legno non lavorati ed eventuali elementi decorativi che possiamo ritrovare in alcune stanze del tè vengono in questo caso eliminati a favore della rusticità e naturalezza dell’opera finita. Come risulta evidente da quanto detto, gli edifici in stile sukiya sono più vicini ai valori spirituali della classe sacerdotale piuttosto che a quelli bellici delle caste guerriere e, perciò, anche l’attrezzatura utilizzata al loro interno risulta conforme ai principi di essenzialità e semplicità.

Stile sōan
Derivato dallo shoin-zukuri, lo stile sōan è stato creato seguendo i principi dettati da Sen no Rikyū, fondatore del wabi-cha. In accordo con le idee del grande maestro del tè, quindi, lo chashitsu è stato notevolmente ridimensionato eliminando, al contempo, la presenza dello engawa e riducendo ai minimi termini l’ampiezza della porta d’ingresso. Nel pieno rispetto del volere dello stesso Rikyū, l’architettura ricorda nel complesso una dimora di campagna al fine di potere contemplare la bellezza della rusticità. L’ambiente fisico in cui ha luogo il wabi-cha è di fondamentale importanza per la buona riuscita della cerimonia così come testimoniato dagli stili architettonici sviluppatisi nel corso degli anni. D’altro canto, uno degli scopi del cha no yu è quello di ricreare l’armonia mettendo, allo stesso tempo, l’ospite a proprio agio: per tali ragioni, l’edificio diviene un mezzo per accogliere e coadiuvare l’atmosfera spirituale con la quale si affronta il complesso rituale. Noi, da bravi tea-lovers, sappiamo bene quanto una tazza racchiuda in realtà molto più di quello che possa sembrare, come essa possa trasformare un istante in occasione di riflessione oppure cambiare l’andamento di una giornata: foglie e luoghi differenti possono evocare nelle nostre menti sensazioni e ricordi in grado di rasserenarci o farci riflettere e, se avremo il piacere di essere in compagnia, sarà come condividere una parte di noi stessi con qualcun altro offrendogli così molto più che una bevanda.

https://viaggiointornoalte.net/2019/03/08/la-casa-del-matcha/

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