Essere o diventare un buon allievo non è una cosa scontata. Come accadeva quando si andava a scuola, anche una società sportiva o associazione che tratta discipline sportive o Arti marziali non è diversa da una accademia o strutture simili. Gli stessi diritti e gli stessi doveri per gli studenti non sono così scontati.Innanzitutto consideriamo che la grande maggioranza dei corsi presenti sul “mercato” marziale non sono condotti da professionisti (intendendo persone che fanno di questa attività una professione vera e propria) quindi in genere il corso si auto alimenta e automantiene con il sostegno proprio degli studenti che lo frequentano. Non molti insegnanti si possono vantare di essere stipendiati indipendentemente dalla quantità di allievi che possiedono, anzi posso dire con certezza che, essendo ormai le palestre gestite alla stregua di vere e proprie “aziende”, gli insegnanti guadagnano in percentuale al numero di studenti. Spesso e volentieri debbono loro stessi promuovere il proprio corso e catturare l’attenzione di quella fetta di mercato a cui si rivolgono… e il mercato ormai è davvero saturo di corsi, insegnanti e “centri” dove praticare.
Se si considera che ognuno orgogliosamente si ritiene il “migliore insegnante” della propria disciplina, cosa deve fare allora un allievo per essere degno di definirsi tale? Innanzitutto avere uno sguardo critico nei confronti della qualità dell’insegnamento e valutare bene quali siano i propri obiettivi e aspettative. Non solo, ma considerare anche la propria capacità di acquisire informazioni, in quanto non è affatto scontato che si sia così portati ad acquisire grandi quantità di nozioni spesso fuori dalla propria concezione naturale, motoria e coordinatoria.
In relazione a ciò che è stato detto, non meno importante è il fattore economico. Chi si avvicina alle discipline orientali spesso non considera che essere un buon allievo incide molto anche in senso strettamente economico. Infatti lo studente dovrebbe considerare che una presenza scostante porta ad un inutile dispendio di tempo e denaro per sè e per i propri compagni, in quanto il programma tecnico non potrà progredire in maniera naturale per tutti i componenti del corso. Oltre ad un impegno di frequenza assidua e regolare come deve essere, l’allievo che ha “troppe cose da fare” nuocerà non solo alla propria pratica ma anche a quella dei compagni di corso. L’educazione morale e il rispetto del tempo di tutti dovrebbero essere considerati la primaria fonte di beneficio per tutti i praticanti.
Siamo perfettamente coscienti che la vita conduce spesso ognuno di noi a fare scelte anche scomode, che non sempre consentono di poter fare tutto ciò che vorremmo. Dare un giusto peso a ciò che si pratica e metterlo in relazione in una scala di valori crediamo sia la giusta strada da seguire. Se ci si rende conto di non poter praticare per settimane è importantissimo comunicarlo all’insegnante o a chi conduce la progressione tecnica, in modo che si possano prendere provvedimenti e non ne siano svantaggiati i compagni i quali si vedranno costretti a soffermarsi su concetti magari consolidati.
La nostra visione è proprio questa: si richiedono un vero impegno, serietà, comunicazione e correttezza morale. Ci sono moltissime altre realtà e corsi dove l’impegno è minimo, i gradi e le cinture nere si raggiungono in fretta e con facilità oppure dove in un weekend (e con una considerevole quota economica) si diventa addirittura istruttori. Siamo perfettamente coscienti di non essere i migliori nel campo, ma siamo certi che non ci manchi nulla per esserlo. La serietà e la qualità si pagano e si sudano.
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