Armi: Tessen, il ventaglio da guerra

Tessen – Il ventaglio da guerra

📜 Storia

  • Tessen significa letteralmente “ventaglio di ferro”.

  • Era utilizzato dai samurai, daimyo e nobili soprattutto quando non era permesso portare armi (es. durante incontri diplomatici, in udienza da uno shogun o in un tempio).

  • Si diffuse nel periodo Muromachi e Edo (1336–1868), spesso nascosto come accessorio innocuo.


⚙️ Struttura e tipologie

Ci sono due tipi principali:

  1. Gunsen (軍扇): ventaglio da campo, con stecche in metallo ma foglia in carta o seta. Usato da comandanti per dare segnali.

  2. Tessen (鉄扇): ventaglio completamente in metallo (o con stecche metalliche), usato come arma.

  3. Harisen (parodia moderna): ventaglione gigante usato nelle commedie giapponesi – ma non confonderlo col tessen! 😄

 

  • Era abbastanza robusto da deviare colpi di spada.

  • Poteva essere usato per colpire, parare, disarmare o perfino per uccidere con un singolo colpo ben piazzato.


🥷 Utilizzo e tecniche (Tessenjutsu)

La disciplina marziale del tessen è il tessenjutsu, parte di scuole come:

  • Katori Shintō-ryū

  • Yagyū Shinkage-ryū

  • Tenshin Shōden Katori Shintō-ryū

Tecniche tipiche:

  • Bloccaggio e deviazione di armi (parata contro spade o coltelli).

  • Colpi rapidi a zone vulnerabili (viso, gola, tempie).

  • Inganno: usato per distrarre l’avversario o celare il movimento reale.

  • A volte usato insieme ad armi secondarie come il tanto o il wakizashi.


💡 Curiosità affascinanti

  • Il famoso samurai Minamoto no Yoshitsune si dice fosse esperto nell’uso del tessen.

  • Alcuni daimyo portavano ventagli da parata in battaglia, sia come segno di comando che come arma d’emergenza.

  • In epoca Edo, i maestri di cerimonia e guardie del corpo portavano tessen come difesa discreta.

  • Alcune versioni erano ventagli pieghevoli con lame segrete, come quelle usate dai ninja.


🎌 Tessen oggi

  • Oggi è studiato in scuole di kobudō (arti marziali tradizionali).

  • Viene usato anche in teatro Nō e kabuki, dove rappresenta nobiltà, forza o inganno.

  • È diventato un simbolo dell’equilibrio tra grazia e letalità, una vera metafora dell’ideale samurai.

 


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